La station incontra …Nik Franchi

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Presentati:
Mi chiamo Niccolò Franchi, ho 23 anni, e abito in una paese della provincia di Piacenza.

Come e’ nata la tua passione x West Ham United?
La mia passione nasce a 14 anni, quando con i miei amici giocavamo tutti i pomeriggi all’oratorio prima di andare agli allenamenti, pioggia, sole, neve e ragazze non interferivano con le nostre infinite partite, i “6” e gli “11”. Nel mezzo di tutto questo, ognuno si scelse una squadra inglese da simpatizzare, e senza sapere nulla dissi al volo West Ham, forse perché attratto dal magnifico stemma: l’East End, un così forte senso di appartenenza, l’amore incondizionato dei tifosi verso la squadra e l’Inghilterra con la sua pioggerellina e il cielo plumbeo hanno fatto il resto, e se tutti i miei amici hanno abbandonato le loro simpatie io al contrario l’ho rafforzata, perché è impossibile non amare un club del genere.

Che cosa rappresenta il Club per te?
Il club per me rappresenta un totem, un qualcosa da cui prendere ispirazione in ogni momento della vita. Brutti voti a scuola, problemi sul lavoro o con la fidanzata, amicizie infrante? Il West Ham per me c’è sempre stato, con la sua Green Street, i suoi pub, i suoi fish’n’chips, e tante volte nel corso dei miei soggiorni d’Oltremanica sono andato allo stadio anche senza partite, per guardarlo, prendere una boccata d’ossigeno e affrontare rinvigorito i problemi della vita.

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Che cosa vuol dire essere un’Hammers?
Essere un hammer è molto facile da descrivere: il risultato conta fino a lì, sono altri i valori che ci hanno fatto innamorare di questa squadra; tifando West Ham, ognuno sa che andrà incontro a stagioni mediocri e risultati scandalosi: ma guardando al pubblico, al sostegno incondizionato, a cosa rappresenta Londra est e a quello che gli altri pensano di noi, chi veramente tifa West Ham sa che queste sono le sue vittorie. Poi certo, qualche cammino in Fa Cup  è da pretendere ogni tanto, come qualche campionato discreto, ma non sono questi l’heart and soul del West Ham: e per coloro che si sono avvicinati da poco alla squadra, scordatevi di mantenere questo livello di prestazioni; l’anno prossimo probabilmente lotteremo per la retrocessione, e verremo travolti in casa da Burnley, Qpr e Villa. Ma finché possiamo andar fieri della nostra appartenenza, marciando spavaldi per qualche triste città del Nord e ubriacarci nei pub cantando Bubbles, a me va bene così.

Upton Park…che dire?
Upton Park per me è tutto, e da sempre ho il sospetto che il mio rapporto più profondo sia con Upton Park piuttosto che con la squadra in sé: questa è casa nostra, la nostra anima, il custode di tutti i successi e le delusioni di un secolo di storia; le sue vie, i suoi fish’n’chips, la moquette del Queen’s e del Boleyn, la scritta semplice sul retro della West Stand, la stessa tribuna che si intravede dalle casette circostanti.. Siamo veramente disposti a perdere tutto ciò, in nome del fantomatico progresso e del successo? Upton Park è uno dei pochi posti in cui mi sento veramente a casa, ed una volta trasferiti il rapporto con il club non potrà essere più lo stesso..

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Raccontaci il tuo ricordo piu’ bello legato al W.H.U.
Ho due ricordi che mi legano profondamente alla squadra, che dimostrano cosa sia veramente il West Ham: uno risale a martedì 30 novembre 2010, quarti di finale di Carling Cup, West Ham-Man Utd 4-0, con doppietta di Johnny Spector (!!!!), in un Upton Park fremente nonostante il gelo polare e la neve, che contribuì a rendere la partita uno spettacolo, e per lunghi tratti della partita rimasi affascinato dal vedere quanto i riflettori fossero romantici in quella sera d’inverno.. L’altra risale a venti giorni prima, infrasettimanale con il West Brom: febbre alta, gelo, partitaccia, metropolitana chiusa per tre ore a seguito di un suicidio; tornai a casa all’una di notte, con gli spasmi, maledicendo Grant, Piquionne e compagnia. Il West Ham è così, croce e delizia, prendere o lasciare.

Cosa pensi delle altre tifoserie inglesi?
Qualche tifoseria valida c’è ancora, il Palace per esempio, e l’atmosfera al The Den, sebbene sia stata bonificata nel corso degli anni, risulta ancora inquietante, già a partire da quando si scende a South Bermondsey; ma per il resto, posso dire che è una completa delusione: il tifoso si è ormai assuefatto, il bombardamento dei media ha generato una nuova generazione di tifosi che preferiscono guardarsi la partita comodamente seduti sui seggiolini, con poca o nessuna voglia di sostenere la squadra per novanta minuti. E questo vale anche per tifoserie tradizionalmente calde come Liverpool e Newcastle, i cui stadi a parte i big match e le notti europee rimangono desolatamente silenziosi. Le politiche della Thatcher hanno lasciato il segno, e l’istituzione della singing section all’Old Trafford, così come le bandiere al Bridge ed Emirates, rappresentano quanto di più triste possa esserci. I club ormai ragionano come aziende, il tifoso working class nel giro di un paio di decenni è destinato a scomparire.
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Il Football che cosa vuol dire per te?
Il calcio per me rappresenta amicizia, risate e nessun scopo di lucro: trovarsi per la partita, giocata o guardata, e poi rincontrarsi al pub e starci delle ore, parlando di cose slegate tra di loro per ore ed ore, recuperando magari dopo mezz’ora un discorso che si era precedentemente interrotto, con la pioggia che fa da cornice a tutto questo.

Un po’ di tempo fa hai conosciuto la Station 936, che cosa ne pensi?
La station rappresenta tutto quello che ho descritto sopra, un gruppo di amici che ha a cuore le sorti del calcio inglese quanto me, che è rispettosa delle sue tradizioni, e che al calcio del futuro preferisce quello del passato, meno spettacolare, dal minore livello tecnico, meno vincente e meno ricco, ma più genuino, più working class, un calcio più vicino alle sue tradizioni. La station è un gruppo in cui non ci sono contrasti, perché tutti condividiamo l’amore sincero verso tale calcio, in cui non ci sono fazioni e nessuno pretende di avere il sopravvento sugli altri. La station è come una squadra di calcio, non funziona perché è forte il singolo, funziona perché sono forti tutti i suoi componenti.

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Cosa Pensi dello Stadio Olimpico?
Il fallimento del West Ham United Football Club, così come lo conosciamo noi: un progetto visionario realizzato per sfruttarne gli enormi introiti commerciali, senza tenere in considerazione tutto quello che ha rappresentato il West Ham. Ed in tutto questo sono rimasto molto deluso dal comportamento dei tifosi inglesi, che si sono dichiarati favorevoli in massa, proprio loro che vent’anni boicottarono i West Ham bond, distinguendosi per carattere a differenza dei tifosi dell’Arsenal, che accettarono questo salasso. Anche in caso di vittorie all’OS, non potrò mai raggiungere quella felicità che mi avrebbe dato una vittoria della FA Cup esposta ad Upton Park: anche perché, quasi sicuramente, accanto a me all’OS siederanno cinesi, arabi, malesi e compagnia, tutti con reflex in mano, felici come se fossero ad un pic-nic, mentre non sanno minimamente cosa significa essere del West Ham, con tutte le delusioni ad esso annesse. Per tutti loro una partita del Wh sarà uno svago, un passatempo, e non ci metteranno nulla, in caso di insuccesso, a tornare a tifare Chelsea, Man Utd ed Arsenal: questo è quello che Gold, Sullivan e Karren Brady hanno voluto, io mi sarei tenuto un West Ham magari non vincente, ma vero.

Un nome x il futuro del West Ham United
Al momento non ci sono nomi, il futuro è troppo imprevedibile, e Noble e Tomkins non hanno la caratura morale per diventare dei leader. SI spera sempre che il West Ham si ricordi delle proprie origini, e torni a sfruttare sapientemente la propria Academy, che da più di un decennio ormai non sforna giovani veramente validi.

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Aggiungi se vuoi un tuo pensiero finale
Felice di essere in questa meravigliosa famiglia, ma un ringraziamento particolare va all’Inghilterra: al suo tempo, alle sue case tutte uguali, al suo orgoglio ed alla sua tenacia, ai suoi pub, alla sua Union Jack, ai suoi poppy, alle sue sottoculture ed alle sue marche, alle sue tradizioni, ai biscotti col burro, le cup of tea ed i sandwich col bacon. Alla sua costante capacità di meravigliarci e di farci amare giorno dopo giorno quella landa di terra che non si è piegata a Napoleone ed ai nazisti quando era rimasta l’ultimo barlume di civiltà in un mondo oppresso. Gli inglesi devono ricordarsi del loro passato, per poter affrontare, e vincere, un nemico molto più insidioso: il denaro. Hanno sconfitto gli Stukas, sono sicuro che prima o poi rinsaviranno, e ci restituiranno il calcio di cui ci siamo innamorati.

RULE BRITANNIA! BRITANNIA RULE THE WAVES! BRITONS NEVER NEVER SHALL BE SLAVES!

 

Grazie Nik, grazie…per tutto quello che sai darci.

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