17/10/2014
“What on earth have I done to deserve this sh*t hole”
Il racconto sulla nostra prossima trasferta potrebbe già concludersi così: per chi ha un po’ di esperienza riguardo alla terra di albione sa già che non sto parlando di Southampton o Norwich, o addirittura Sunderland. Ebbene sì, sto parlando di Burnley.
Burnley è un cittadina di 70000 anime del Lancashire, la florida zona a nord-ovest dell’Inghilterra culla delle due città di Manchester; peccato che Burnley si trovi nella zona più settentrionale del Lancashire, una delle zone più tristi e degradate d’Inghilterra, condividendo il posto con la cugina Blackburn, in quello che alcuni del sud definiscono il misery derby.
La storia di Burnley è simile a tutte le città del Nord: con la Rivoluzione Industriale inizia uno sviluppo che la porta a sviluppare una discreta economia: ma non avendo collegamenti diretti né con Manchester, né con Liverpool, né con Sheffield, l’economia si limita ad uno sviluppo prettamente locale, e la città non gode di tutta quella ricchezza che stava affluendo a soli 40 km di distanza; nel 1861 arrivò irruenta la crisi del cotone, a seguito delle mancate esportazioni verso l’America, dove era in corso la Guerra Civile, e con la Prima Guerra Mondiale la sua prosperità crollò (sebbene siano da ricordare i Burnley pals, che combatterono nell’East Lancashire Regiment).
Poco toccata dalla Seconda Guerra Mondiale (in quanto c’era ben poco da bombardare), Burnley comincia la sua agonia agli inizi degli anni Sessanta: tantissimi edifici vennero demoliti in quanto non erano considerati più agibili; la produzione industriale raggiunse un livello talmente infimo che gli impiegati nell’agricoltura quasi superarono il numero di operai; il livello delle scuole era una vergogna per un paese considerato avanzato come l’Inghilterra; si viveva molto peggio non solo rispetto al sud dell’Inghilterra, ma c’era un abisso anche nei confronti delle città limitrofe.
Tentando il governo di porvi rimedio, nel 1980 Burnley venne finalmente collegata all’autostrada, costruita nel pieno stile di Burnley, cioè fatta passare attraverso il centro cittadino, il che comportò l’eliminazione di altri edifici, oltre ad imbruttire un paesaggio già non propriamente bello.
Burnley sale alla ribalta nazionale nel 1992 e nel 2001, ovviamente non per fatti positivi: la città infatti è sconquassata da disordini razziali tra bianchi ed asiatici, una lotta tra poveri che sicuramente avrà fatto sorridere qualcuno residente a Chelsea e Marble Arch.
Nel frattempo nel centro cittadino le fabbriche continuano a chiudere: BEP, Prestige e Michelin chiudono tra il 1992 ed il 2002, come cessano le estrazioni nelle miniere di carbone e chiude la storica fabbrica a vapore, la Queen Street Mill. Sempre in questi record dello sfacelo, Burnley ottiene la 55esima posizione su 56 città inglesi come tasso di sviluppo dell’economia.
A poco valgono i paroloni spesi negli ultimi anni per questa landa del Lancashire: sebbene sia stata portata ad esempio da David Cameron, e sebbene abbia vinto nel 2013 il premio come area più intraprendente del Regno Unito, la città di Burnley detiene il record di case più economiche di tutta l’Inghilterra, e ben 4 delle 5 vie più economiche di Inghilterra si trovano proprio qui, dove è possibile comprarsi casa spendendo la miseria di 32 mila sterline di media, e clamorosamente non ha collegamenti ferroviari diretti con Manchester, situata a soli 34 km di distanza (anche se a dicembre 2014 dovrebbe nascere il collegamento).
Non a caso, qui risiede la maggior parte dei bulgari per percentuale sulla popolazione residente, e le persone sono tutte stigmatizzate con inbred, cioè incestuose. Non è un caso se Burnley è l’unica squadra a cui viene cantato il coro che solitamente schernisce i tifosi di Liverpool ed Everton: “in your Burnley slums, your mum’s on the crack and your dad’s in the nick, you can’t get a job cause you’re too fucking thick, in your burnley slums, in your Burnley slums, you piss on the floor and shit in the bath, you finger your granma and think it’s a laugh!”
Una città sostanzialmente orribile, sempre piovosa e triste, con nulla da fare se non aspettare il weekend e finire ricoverati, il che forse è un destino migliore rispetto all’incontrare una Burnley girl, anch’esse tristemente famose in Inghilterra per la facilità dei costume e per la percentuale di minorenni incinte.
Altro da dire? Beato chi ci va, queste partite sono l’essenza del british football. COME ON YOU IRONS!
Niccolò Franchi