Era da due mesi,da quando erano usciti i calendari,che aspettavo questa data:Millwall away,la risoluzione dei conti di due anni fa,quando uno dei ragazzi di south London venne accoltellato dai ragazzi dell’East End.Onestà per onestà,la scorsa stagione ho sperato di retrocedere,sia perché credevo che così il progetto del nuovo stadio sarebbe fallito,sia soprattutto perché avrei avuto la possibilità di assistere a questo match,una delle tappe fondamentali da segnare nel curriculum del loyal supporter.E così via,volo prenotato e ticket acquistato in zona Millwall pur di esserci,e pazienza per tutti quelli che non capiscono la bellezza di un weekend in Inghilterra al seguito della propria squadra del cuore,dove il calcio,specie nelle leghe minori,è ancora quello di una volta,le solite facce,i soliti pub,la stessa stazione della metropolitana,la stessa passione dei tifosi e soprattutto l’assenza di televisione. Calcio puro,che spero non venga mai intaccato dagli isterismi latini.Sabato mattina metto la sveglia alle sei,ma è una fatica inutile,alle cinque sono già in piedi,troppo eccitato per dormire;in attesa dell’apertura della metro mi siedo sui gradini di Piccadilly Circus ad osservare gli spazzini che diligentemente puliscono i residui lasciati venerdì sera dai giovani londinesi,consegnando così ai turisti e cittadini una città pulita,degna di essere la capitale dell’Impero.E’ ancora molto presto,così io e Renato decidiamo di andare a Stratford a visitare il nuovo centro commerciale,ma soprattutto la nuova casa degli hammers:ormai mi sono rassegnato,fortress Upton Park sarà davvero abbandonato,riconvertito in un nuovo Tesco o in una moschea,tutto ciò per una nuovo stadio vuoto per metà,senz’anima,col rischio della pista d’atletica,magari occupato in buon numero da turisti arabi o cinesi…Tutto ciò comunque non mi interessa oggi,ho una sola cosa in mente: ritorno a London Bridge,in attesa del treno che ci porterà a South Berm,e lì comincia l’avventura:mi do un rapido sguardo,trainers Lyle&Scott,pantaloni della Pringle,giacchetto e mohicano,proprio come gli hooligans degli anni ’70,non riesco a trattenere il sorriso:saliamo sul treno,ad aspettarci nel nostro vagone ci sono dieci poliziotti distribuiti a due a due che ci guardano di sottecchi,dal mio abbigliamento e dal mio sorriso capiscono che non scenderò a Victoria station per fare il turista,come nemmeno farà il 99% delle persone qui presenti.Difatti,alla stazione di South Bermondsey il treno si svuota,e la scena,come detto giustamente da Renato,potrebbe essere tratta da un qualsiasi film sul football inglese:da tutti i vagoni scende una massa di persone tipica per questi eventi:tutti di carnagione bianca,tutti uomini fatti (la media è 35-40 anni),e tutti con le stesse marche di vestiti,come un fottuto esercito:è un tripudio di Baracuta,Fred Perry,Lacoste,Lyle&Scott,Ben Sherman,Stone Island,tutti con sguardo basso e cappuccio in testa per sfuggire alle famigerate CCTV,le telecamere a circuito chiuso che più di ogni altra cosa hanno abbattuto il fenomeno hooligans;in poco tempo siamo fuori,facce losche si dividono dal resto del gruppo,l’ incontro con l’ICF del West Ham si svolgerà lontano da lì.Il tempo contribuisce ad alimentare la carica emotiva:sole basso,nuvole minacciose che promettono pioggia,unito ad un forte vento:i tifosi del Millwall arrivano in massa,una fermata al market locale per rifornirsi di birra,in attesa che arrivino i tifosi del West Ham.La presenza di polizia è discreta ma non imponente come si potrebbe pensare,in tutto ho contato un centinaio tra polizia e steward più un’altra quindicina a cavallo,disposti all’ingresso di Zampa Road,l’ingresso principale del The Den,per permettere l’arrivo sicuro dei duemila hammers con un Football Special,un treno appositamente organizzato dalle forze di polizia per garantire l’arrivo sicuro dei tifosi ospiti,una strategia in atto dal 1970. Spiace dirlo,ma ciò dimostra l’imborghesimento dei nostri tifosi,scarfers come sono stati definiti in modo denigratorio dai vecchi leoni di East London,cioè semplici sventolatori di sciarpe,gente che si è riparata sotto l’ombrello della polizia per paura,cosa impensabile fino a 20 anni fa. Un ventennio da tifosi da salotto ha un po’ rovinato la nostra reputazione,mentre quella del millwall si è conservata,violenta sì,ma genuina.Verso le 11.20 incontriamo casualmente Paolo ed i suoi amici,e alla fine riusciamo a trovare un pub,cosa rara in questa zona,visto che sono tutti chiusi:l’atmosfera si fa rovente,il coro “Mill…..” inizia a salire,i ragazzi di south London sono carichi,e chissà se la rabbia accumulatasi per non aver potuto affrontare i nostri tifosi non si sia riversata su qualche extracomunitario di colore o pakistano,come l’eloquente scritta su un muro,”MFC NF (Millwall National Front,l’estrema destra britannica) farebbe sospettare.Alle 12.20 entriamo,io sono nella Cold Blow Lane lower dietro alla porta,Renato è sopra di me,Paolo è nella West Stand a fianco dei tifosi away; il mio posto è “Unreserved”,non riservato,mi indica solo l’area in cui sedermi,ed anche ciò secondo me aiuta a creare atmosfera,i ragazzi più grandi e non si collocano in piedi nella parte alta della tribuna,i bambini,le donne e gli anziani,si siedono nelle file a ridosso del campo.Lo stadio del Millwall è una scatolina,creta su modello dell’Ibrox dei Rangers,nulla a che vedere col precedente stadio,una struttura fatiscente che ha però rappresentato un incubo per la maggior parte dei tifosi d’Inghilterra,e non a caso,c’è un corridoio speciale per gli away supporters,controllato a vista dalla polizia,segno che a Millwall il tempo si è come fermato,non esiste che squadrette (dal punto di vista del tifo) come Fulham,QPR e così via si permettano di saltellare su è giù per il treno e di fare la voce grossa fino allo stadio una volta scesi dal vagone,non qui,qui si è nel “deep south”,il profondo sud,come avverte un pullman colorato coi colori sociali fuori dal Den.Il tifo è all’antica,viscerale e passionale,come era un tempo in tutti gli stadi d’Inghilterra:il tifo non è organizzato,non esistono megafoni,chiunque può far partire un coro,anche se poi in genere è sempre lo stesso gruppetto che inizia e viene seguito a gran voce:i cori partono da tutte le stand,con una menzione particolare per la Dockers stand,dove si sono collocati i chavs,i ragazzini terribili del sud londinese,gli Under Fives,ed è questo il posto dove si concentra il maggior numero di poliziotti.Nella Cold Blow Lane invece si trovano coloro che erano ragazzini negli anni ’80,coloro che hanno affrontato mille battaglie,non ultima probabilmente quella di poche ore precedenti contro l’ICF,facce truci e sorriso sdentato,in fondo Millwall e le sue persone non sono altro che un immenso stereotipo.Di fronte a tutto ciò,i tifosi del West Ham possono fare ben poco,ed ogni principio di coro viene subissato di fischi e contro-cori,in particolare l’ululato “Mill…” ed il celebre “No one likes us”,anche se un “Bubbles” cantato a squarciagola riesce a far breccia.Sulla partita non mi soffermo,partita noiosa,e ciononostante l’atmosfera l’ atmosfera è incredibile,fino al 90’ i Lions vengono sostenuti a gran voce,ed ai punti avrebbero persino meritato di vincere,mentre la vittoria per il sostegno maggiore va sicuramente a loro.Finita la partita,mi fermo due minuti dentro,i tifosi del West Ham verranno ingabbiati per un’altra mezz’ora,ed i chavs della Dockers Stand si fermano dentro anche loro,iniziano cori e contro cori,alcuni anche pesanti,come il riferimento al disastro ferroviario in cui morirono giocatori e tifosi del Millall fino ad una canzone riferita alla morte di un tifoso Lions nel ’76,quando venne spinto sotto i binari ferroviari da un tifoso degli hammers.Dopo ciò mi fermo nel pub con Paolo e Renato,altre pinte scendono,come notevole è il consumo di coca nei bagni,coca che molte persone hanno preferito al calcio con la sua comparsa nei primi anni novanta,coca che troppe persone si è portata via in questo ambiente.La giornata a questo punto finisce,me ne torno a casa con la consapevolezza di aver assistito ad uno dei derby più passionali d’Inghilterra,dove violenza e vendetta vengono prima del risultato calcistico,ma sotto sotto ciò non mi dispiace,anzi non vedo l’ora che sia il 4 Febbraio,guardare la mia felpa della Stone Island,salire sul treno,fare un sorriso al poliziotto che mi guarda in modo truce,scendere ad Upton Park e cominciare a sognare.
COYI
By Nick