Oggi è una giornata storica. Non siamo come quelle persone che si vedono in giro indossare qualche felpa o maglietta di qualche squadra di calcio solo perché fa fashion o solo perché comprata in saldo su qualche cazzuto discount o magari depositata erroneamente in qualche cestone delle offerte speciali di qualche scialbo mercatino rionale. Un cestone che sembra quello in cui riponi gl’indumenti sporchi quando torni a casa la sera a conclusione della giornata ed il cui gesto sembra far scaricare insieme a loro anche quelle emozioni positive e negative che hai assorbito durante la giornata trascorsa. Come se fossero loro a contenerle e non la tua anima.Possedere senza saperne la caratura ed il senso. Senza capirne le origini.Per noi un tal simbolo è paritetico alla nostra pelle ed indossarla vuol dire onore e fede. Un credo che non è quello in un Dio che ti dice come devi essere e t’impone delle regole ferree. Ma un credo che viene da sé ed è scritto indelebile nel tuo cuore, inconsciamente fin da quando nasci.Le giornate storiche sono quelle che lasciano il segno nelle persone e non necessariamente in tutto il mondo. Anzi, spesso lasciano traccia solo in un pugno di temerari, che mettono davanti a tutto e tutti, i loro incondizionati sentimenti.Che sfidano le tante difficoltà della vita per esserci.In quelle persone che sono all’eterna ricerca di quella luce che ispira una migliore vita e una serenità che sfiora il divino.Oggi è il giorno per ufficializzare questo Amore.Anche se la mia fede calcistica ha origini molto più arcane e primitive ed è stata ormai segnata irrimediabilmente dall’oblio di vittorie e soprattutto da amare sconfitte, che hanno provato, oltre che le mie coronarie, anche il mio senno destinato a sprofondare prima o poi nella senilità o in qualche forma di pazzia acuta, oggi io sono qui fuori da questo stadio dalle “due torri” giallastre che sembra un fortino impenetrabile, ma allo stesso tempo un progetto artefice dell’infantile mente di chi sa che un giorno qualcuno come me, arrivato da qualunque parte del mondo, si troverà lì davanti come sospinto da qualcosa che neanche lui sa bene cos’è, ma che sa che deve fare senza scuse e senza dubbi. Senza pensarci. Come i Re Magi, anch’io con i miei compagni di avventura, conosciuti poche ora prima ed accumulati dalle stesse sensazioni, ho pellegrinato fino a quel cancello rimanendo con lo sguardo fisso su quell’ingresso, convinto che la conquista è ormai vicina e che il mio spirito non vuole altro che oltrepassare il suo “fossato” senza sperare in quel che si troverà oltre.Quando passi i controlli, anche se sei in compagnia, ti senti solo contro l’ignoto.Contro qualcosa di cui dall’altra parte immagini cosa possa esserci, ma di cui ti fa sentire ogni volta come se fosse la prima. Come se tutto d’un colpo diventassi un bambino che entra un mondo fantastico presente solo in un’altra dimensione che non è quella del mondo reale. Ti abbandoni alle sensazioni. Ne vieni inconsciamente investito.Quando sei entrato dal tornello sei nella pancia della “bestia” e sei prigioniero di quel “mostro” senza poter avere più la possibilità di tornare indietro.L’unica direzione è quella per gli spalti.Da lontano guardi verso il passaggio che porta al campo di gioco. Vedi uno spiraglio di luce e ne vieni immediatamente attratto. Sei attratto da una forza irresistibile e ti dirigi verso l’ingresso del campo, pervaso da una sensazione di leggerezza e stupore.Assorto da un nulla che “pulisce” i pensieri della tua mente ed il tuo senno.Fiero di quel sentimento che veleggia nel tuo cuore da sempre, forse anche prima che tu nascessi. Qualcosa nascosto nel tuo DNA da generazioni.Ti senti chiamare da quel campo di battaglia senza pensare se sarà luogo di gioia o dolore.Quando entro in uno stadio, qualunque esso sia, l’impatto è sempre devastante.Man mano che mi avvicino sento tante voci che salgono di tono. Che mormorano al mio cuore e mi …chiamano.Sempre di più, sempre più alte…sempre più vicine.Esco dalla sua “pancia” di cemento e mi ritrovo sulla sua soglia .Solo un passo mi divide dall’esserci dentro completamente ed esserne assorbito e amalgamato. Per diventarne un tuttuno.E’ qui che apro sempre leggermente le mie braccia tenendole verso il basso, in corrispondenza della mia vita, in segno di riveredenza e sottomissione, diventando una specie di cuneo che è pronto ad essere investito da qualcosa di unico. Chiudo per pochi secondi i mie occhi facendo un unico respiro profondissimo sentendo l’aria che raggiunge densa i mie polmoni amplificando ogni emozione.Quando li riapro, alzo lo sguardo fiero verso gli spalti come se fossi oggi pronto a sacrificarmi lanciandomi dentro per morire. Sento il mio sguardo, schiacciato da quell’aria e da quelle presenze, che cerca sempre qualcuno o qualcosa di astratto, che sinceramente ancora oggi non so cos’è e che la mia vista non potrà mai riconoscere, perché abbagliata e appannata dalla mia mente che parte per una dimensione che non ho ancora capito oggi dov’è situata .Sono come dopato da qualcosa di arcano che sconvolge l’anima per pochi secondi e mi fa sentire grande, importante e unico. Qualcosa mi “solleva” da terra spingendomi verso il cielo con una leggerezza senza eguali.Sento una lieve brezza investire il mio corpo che sembra il soffio di qualcosa di ignoto che mi da la sua spontanea benedizione e mi fa ritornare ancora una volta vivo. La stessa aria che mi fa sentire dei brividi che colpiscono inaspettati la mia schiena salendo in un lampo fino alla base del mio cervello, percuotendo la mia anima.Il campo è illuminato da dei raggi di una luce strana come se fosse divina. Come se contenesse delle particelle aliene a quanto oggi conosciuto e razionale.Il mio corpo, spontaneamente, assorbe questi raggi divini che amplificano i miei sentimenti e nel mio profondo respiro, aspiro le mie emozioni che mi fanno non solo isolare per qualche secondo dal resto dei mie compagni, ma anche dal resto delmondo, dimenticando per qualche attimo tutto quello che c’è all’esterno di quel “fortino” che culla ora la mia anima e mi difende da tutto ciò che è rimasto fuori.Attimi in cui l’animo è contrastato da un’immensa quiete che ti consuma l’anima.Attimi che ti fanno sentire allo stesso tempo unico e parte integrante di qualcosa difficilmente spiegabile anche alla tua mente.Attimi, che seppur durano pochi secondi, sembrano sprofondare nell’eternità.Attimi unici dove ritorni ancora una volta ad essere te stesso e da cui non vorresti più uscirne.Oggi, in quella battaglia, so già che mi consumerò in comunione con i miei compagni e con il resto delle persone che sono entrate in quel luogo per capire di più della vita e per non sentirsi soli in qual pellegrinaggio faticoso ed affannato, dettato dalla fede che è un sentimento che non ammette dubbi perché solo così può esserci un “credo”.Un pellegrinaggio che a volte parte da pochi metri dalla meta, ma a volte da tanto lontano, ma che trae le sue origini dalla stessa profondità di spirito.Senza quasi accorgemene sono diventato un adulto ma, mantenendo sempre un cuore di bambino sono sicuro solo che il divertimento non è questione di pellegrinare in un luogo che ci renda migliori o un luogo dove sentirsi distanti dai problemi.Noi diventiamo migliori solo quando lo vogliamo veramente.Il divertimento non lo crea un luogo, ma dipende solo dalla gente con cui lo condividi.Il luogo favorisce solo il raggiungimento di tale situazione.Ho pellegrinato in questo luogo lontano in un giorno difficile in cui una anno fa, alla stessa data, segnava l’ultimo per mio papà. Un grande Uomo e un grande tifoso. Un gioviale altruista ed una spensierata anima guerriera e spontanea come poche ce ne sono ancora a questo mondo. Per lui la gioia era vivere tra la gente e vederla felice.La felicità degli altri era il carburante della sua vita.Ho visto felicità nei miei compagni di avventura.Persone semplici conosciute da poche ore ma che in momenti così intensi ti sembra di conoscere da sempre e quando torni a casa sembrano amici di lunga data.Ho visto accesa nei loro occhi quella luce divina il cui nucleo è nascosto nella profondità dell’anima.Una luce di cui mio papà ne sarebbe andato fiero più di quel fiore che gli avrei posato sulla Sua tomba per tale anniversario con quel monotono e ripetitivo gesto che diventa ormai qualcosa di comune e poco sentimentale.In questi attimi lui ha rivissuto ancora una volta e rivivrà ogni volta che ciò accadrà.Anche se la mia vista non ha la felicità di poterlo fisicamente vedere, tali sentimenti lo hanno reso immortale e vicino a me ogni giorno che vivo.Qui oggi non si manifesta solo l’ammirazione in una squadra, ma anche la fede in un arcano ideale che noi tifosi, oggi qui presenti, lontani dalla nostra Patria, manifestiamo in un paese straniero, seppur accumulati da una vita e una storia magari profondamente differenti. Non pensare che sia un pellegrinaggio verso un simbolo, ma invece che è per il sentimento e l’ardore che ci fa dimenticare le nostre origini e ci rende tutti uguali, allontanandoci dai rispettivi razionali mondi che spesso racchiudono quella tristezza che ti fanno sentire fuori dal tempo e sempre ti spinge a cercare di cambiare il tuo destino e la tua storia portando nei polmoni quell’aria buona che ti fa sentire unico. Trattieni per sempre quest’aria.
Hammer è giunta l’ora d’impugnare i tuoi martelli.
Spacca il binario della realtà e prenditi il tuo sogno.
By Massimo Borghi – 2011