Altro giovedì, altra leggenda da raccontare: dopo Paolo Di Canio di 14 giorni fa oggi ho l’onore di parlarvi di Geoff Hurst. Per i più giovani, specie i non Hammers, potrebbe all’inizio non dire niente questo nome; per gli Hammers e per gli amanti di football e statistiche il nome evoca tante immagini, tanti ricordi e soprattutto una tripletta (hat-trick in inglese). Per gli attaccanti una tripletta non è certo una consuetudine, ma neanche una meta irraggiungiblie. Anche se si parla di 3 goal nella partita finale del Campionato del Mondo non è l’unico che ad aver raggiunto le tre marcature, ci sono riusciti anche Vavá (due nel 1958 e una nel 1962), Zinedine Zidane (due nel 1998 e una nel 2006) e un certo Edson Arantes do Nascimento in arte Pelé (anche lui due nel 1958 e una nel 1962). Ma per un Hammer eguagliare il record già detenuto dai due brasiliani sarebbe stato poco, troppo poco. Il giovane venticinquenne Geoff Hurst da Ashton-under-Lyne (Lancashire, Nordovest inglese) volle entrare nella storia, e lo fece realizzando sì 3 goal, ma nella stessa finale: fece esplodere i quasi centomila di Wembley con il momentaneo 1-1 al 18’ del primo tempo, salvo poi colpire nei supplementari al 101’ e al 120’ consegnando difatti il trofeo Jules Rimet alla propria Nazione e al suo compagno in claret and blue Bobby Moore.
Dopo aver celebrato questa impresa, vi racconto un po’ della sua avventura con la nostra maglia. Trasferitosi sin da piccolo nell’Essex e figlio d’arte (il padre Charlie giocò per Bristol Rovers, Oldham Athletic e Rochdale), dopo aver provato il cricket iniziò a giocare proprio nelle giovanili del West Ham United a 15 anni, nel 1957. Il primo a credere in lui e a chiamarlo in prima squadra fu Ted Fenton (allenatore dal 1950 al 1961) per una partita di coppa contro il Fulham. Qualche mese dopo fu ingaggiato in prima squadra con uno stipendio settimanale di 7 sterline. Giocò la prima partita da professionista nel febbraio ’60 e tra quella stagione e la successiva collezionò solo 8 presenze, pensando seriamente di tornare al cricket. Con l’arrivo di Ron Greenwood le cose cambiarono ad Upton Park e anche il rendimento di Hurst: da dicembre a fine stagione 24 presenze e anche il primo goal contro il Wolverhampton a dicembre 1961. Nel settembre 1962 l’allenatore ebbe l’idea di spostarlo dal centrocampo all’attacco, dove fece coppia fissa con John Byrne (a fine stagione 13 goal per Hurst e 9 per Byrne). La stagione successiva, avida di gioie in campionato, portò al West Ham la prima delle tre gioie in FA Cup: nella competizione Hurst realizzò 7 goal in altrettante partite, compreso il 2-2 nella finale di Wembley contro il Preston. Ad agosto segnò il definitivo 2-2 nella FA Charity Shield 1964 contro il Liverpool ad Anfield Road, permettendo alla squadra di condividere il trofeo con i Reds. Qualificati alla Coppa delle Coppe dell’anno successivo, i ragazzi di Greenwood vinsero il trofeo sconfiggendo in finale per due reti a zero il Monaco 1860 con Hurst che però concluse senza marcature. A seguito di una stagione 1965-66 a dir poco formidabile (40 goal in 59 partite ufficiali) l’allenatore del Manchester United Matt Busby fece recapitare a Greenwood un’offerta di 200mila sterline, rifiutata dallo stesso. Nelle stagioni successive è doveroso ricordare i 3 goal messi a segno in un 7-0 al Leeds in League Cup 1966-67 e i 6 realizzati in un West Ham-Sunderland 8-0 del 19 ottobre 1968. Al termine della stagione 1971-72 lasciò Upton Park con 242 reti in 500 partite, una FA Cup, una Coppa Coppe, una finale di Football League Cup, una Coppa del Mondo, una medaglia di Bronzo a EURO1968, tre premi di Hammer of the Year (1966, 1967, 1969) e un posto nel Dream Team all-time del West Ham.
Nell’agosto del 1972 approdò allo Stoke City per 80mila sterline, dove nel 1973-74 e nel 1974-75 ottenne i migliori piazzamenti in campionato (due quinti posti).
Dopo 4 stagioni lasciò Stoke-on-Trent nell’estate 1975, con 39 reti in 130 match, acquistato dal WBA per 20mila sterline. Con i Baggies giocò solo 12 partite (segnando 2 volte), per poi partire per gli USA, destinazione Seattle. Negli States ritrovò l’amico Bobby Moore che in quella stagione vestì la maglia dei San Antonio Thunder, oltre ad altre leggende del calcio come Pelé (N.Y. Cosmos) e Geroge Best (L.A. Aztecs). Con i Sounders giocò 23 partite con 8 marcature, portando la squadra per la prima volta ai Play-Offs. Termina la stagione con una sconfitta contro i Minnesota Kicks nelle semifinali di Conference, ultima partita ufficiale giocata da Hurst.
Appena appese le scarpe al chiodo, Hurst iniziò subito una carriera manageriale: allenò dal 1976 al 1979 il Telford United, squadra delle West Midlands militante in Football Conference; dal 13 settembre 1979 fino all’esonero del 30 aprile 1981 siedette sulla panchina di Stamford Bridge, per un totale di 81 partite alla guida dei Blues (35V, 20P, 29S); dal 1982 al 1984 allenò la formazione araba del Kuwait Sporting Club, pagato profumatamente, ma non riuscendo a raggiungere i risultati attesi lasciò la squadra.
Nel 1975 fu nominato da Sua Maestà la Regina Elisabetta II Member of the Order of the British Empire.
Angelo Hammer Ceci