Viaggio a Kingston-upon-Hull

11/09/2014

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La prossima trasferta degli hammers: viaggio a Kingston-upon-Hull

La linea ideale che collega il fiume Wash al canale di Bristol separa l’Inghilterra in due, Sud contro Nord, in cui è Nord tutto ciò che sta sopra Birmingham; una divisione non solo geografica, ma culturale, politica economica e sociale; nonostante il dislivello si stia ridimensionando, è facile capire i motivi di questa divisione: a sud della linea troviamo migliori condizioni di vita, salari maggiori, un’aspettativa di vita più alta, minor numero di disoccupati ed analfabeti, strutture economiche ed ospedaliere migliori, oltre ad un sicuro ed ampio bacino per i Tories. Il sud è Londra con le sue banche, Brighton con le sue belle spiagge, la Cornovaglia con i suoi paesaggi mozzafiato, l’Essex con le sue easy girl.
A nord della linea, invece, troviamo tutto quello che non vorremmo desiderare, ma che in una specie di Sindrome di Stoccolma ne siamo invece affascinati: strutture fatiscenti, minore aspettativa di vita, nutrizione peggiore, salari minori, disoccupazione elevata, ed un indomito sostegno per il Labour: il Nord è rappresentato dai minatori dello Yorkshire, dalle acque melmose di Blackpool, dai cimiteri della Rivoluzione Industriale come Sheffield, Manchester e Bradford, dai vecchi bus bicolori utilizzati così in quanto non ci si poteva permettere il rosso fiammante dei bus londinesi, da un multiculturalismo che qui ha attecchito molto meno rispetto a Londra; sono i paesaggi, le abitudini e le usanze del Nord-Est (“ nel Nord-Est c’è più vomito di ubriachi per metro quadrato che in tutto il resto dell’Inghilterra”, “gli omosessuali del Nord-Est sono fatti per essere picchiati, non per andarci a letto”). E’ l’Inghilterra nuda e cruda, quella di cui ci siamo tutti innamorati e che consideriamo molto più affascinante di Londra, sebbene tifosi del West Ham.
E’ in tutto questo che si colloca Kingston-upon- Hull, prossima meta degli Hammers: Hull sorge nell’East Yorkshire, e non fa altro che confermare quello detto in precedenza: la disoccupazione è ai livelli massimi del Regno Unito, con un’economia che fatica a riprendersi dai disastri degli anni ’70 e ’80, public schools di un livello talmente infimo che farebbero impallidire i nostri insegnanti, e con forte attaccamento alla nazione, alla bandiera ed ad i suoi valori; un nazionalismo molto più sentito al Nord che a Londra, dove il multiculturalismo, maggiori distrazioni dal punto di vista dello svago, ed un occhio di riguardo alla moneta più che ai valori originari hanno un po’ minato l’orgoglio di sentirsi inglesi.
Hull sopravvive grazie all’industria chimica e petrolchimica, la quale, se da un lato consente di tirare avanti, dall’altro sta inquinando le acque del fiume ed i polmoni della popolazione locale, peraltro già fiaccata nel corso del Novecento dai blitz dell’aviazione tedesca, che rasero al suolo il 95% degli edifici, seconda solo a Londra in questa triste classifica.
Grazie alla tenacia (e forse alla testardaggine) dei suoi abitanti, il Labour qui ha uno dei suoi fortini più sicuri, avendo tutti e tre i seggi da mandare a Londra. E’ una storia curiosa, quella Labour: praticamente senza rappresentanza nel ricco sud-est, a Nord conserva invece ampi bacini di elettorato, tuttora inspiegabili, dato che la miopia dei governi locali nel secondo dopoguerra ha portato alla morte le sue città industriali; non si può non rimanere affascinati, comunque, da questo Nord uggioso e piovoso, così diverso da Londra, ma ancora custode dei valori portanti della vecchia Inghilterra: valori talvolta ancorati a vecchi schemi, battaglie compiute già perse in partenza, che non possono non destare ammirazione e compatimento, in senso buono, per questa gente umile e buona, meno raffinata dei southern softies, ma sicuramente più vera.
E’ una città a suo modo molto bella, fantastica nella sua malinconia, perfetta se si vuole cercare una partita da seguire sotto una fitta pioggerella al Sabato pomeriggio, con una lager in mano ed una pie nell’altra; Hull, come Wigan, è una città più dedita al rugby, ma le presenze al KC stadium sono comunque confortanti, segno che l’affetto per il proprio local club è elevato.

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Il turismo, per ovvi motivi, stenta a decollare, in quanto la città non ha saputo per ora rinnovarsi e trasformare le proprie debolezze in punti di forza, come invece nel caso di Liverpool: ad ogni modo, la città è ricca di musei e chiese interessanti, oltre ad una discreta vita notturna: sarà inoltre la capitale della cultura del Regno Unito nel 2017, fatto che forse riuscirà ad smuovere gli ingranaggi per riqualificare e diversificare l’economia, regalando ai suoi abitanti un futuro sicuramente migliore del passato.

Nik Franchi

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