Alla fine,la notizia che tutti noi temevamo è purtroppo giunta: nel giro di tre anni,il West Ham abbandonerà la sua storica sede di Upton Park per emigrare a Stratford all’Olympic Stadium, il nuovo avveneristico stadio nato con le Olimpiadi.
I co-presidenti Gold e Sullivan e l’amministratore delegato Karren Brady affermano che questo è l’unico modo per portare il West Ham tra le grandi d’Europa,e per portare il maggior numero di gente allo stadio,grazie alla riduzione dei prezzi del biglietto,unitamente al fatto che Stratford è molto meglio collegata dal punto di vista dei trasporti pubblici,grazie all’imponente numero di bus,delle linee metropolitane e della stazione dei treni,collegata con tutto il sud-est dell’Inghilterra.
Fin qui il ragionamento non fa una piega,soprattutto dal punto di vista economico,ma per me bisogna necessariamente tenere anche conto del fattore morale: è così facile,per le migliaia di tifosi che seguono gli hammers,abbandonare di punto in bianco uno stadio che rappresenta la nostra casa dal 1904,dove si sono tenute le nostre più grandi gioie e i nostri più grandi dolori,dove hanno calcato i campi gente come Moore,Hurts,Peters,Brooking,Lampard,Cottee,MacAvennie,dove lo stadio non rappresentava soltanto un anonimo edificio ma era rappresentazione di un’intera comunità?
Sappiamo tutti delle origini proletarie del West Ham,del duro lavoro nei docks londinesi,delle terribili distruzioni patite nella Seconda Guerra Mondiale,che valsero l’ammirazione incondizionata della famiglia reale nei confronti degli east enders,delle prime marce delle camicie nere di Mosley,dell’immigrazione selvaggia degli anni ’70: mentre nel West End,in quartieri come Chelsea,Knightsbridge e Kensington si faceva la bella vita,Mary Quant inventava la minigonna e le ragazzine di Sloane Square impazzivano per i Beatles, nell’East End continuava la vita di dedizione e spirito di sacrificio,ancorata a pochi valori fondanti come il pub,il circolo,ed appunto la squadra; una persona si poteva definire cockney se e solo se riusciva a sentire da casa sua le campane di St Mary le Bow,situata a Cheapside,in pieno East End,e gli abitanti andavano fieri di ciò. Era una comunità fondamentalmente chiusa,per certi versi quasi una mafia,e tre erano le cose proibite se non si era nati nell’East End: bere nei pub della zona,mettere su un banchetto nei mercatini,e tifare per il West Ham United.
Dopo tutte queste premesse,viene facile capire che Upton Park non è uno Stamford Bridge o un White Hart Lane qualsiasi,ha persino più significato di un tempio come Highbury, anzi andrebbe collocato sullo stesso piano di Anfiled per tutto ciò che rappresenta.
Ora la zona è cambiata,la working class è stata spazzata via dal Tatcherismo,e gli abitanti della zona si sono spostati in altri posti,in Essex e Kent principalmente,lasciando Upton Park,Manor Park,Plaistow,Bromley e buona parte dell’East London a indiani,bengalesi e pakistani:della vecchia Londra Est rimane ben poco,un locale storico come il Cassettari’s ha chiuso recentemente,i residenti ormai non mangiano più Pie and Mash e Jellied eels ma kebab e riso al curry,e fa quasi tenerezza andare ad Upton Park nei giorni in cui non si gioca,e vedere le due vecchine dell’Ercan Fish Bar che servono pies e fish’n’chips ai pochi londoners rimasti quaggiù.
Upton Park quindi rappresenta l’ultimo,e non è un’esagerazione,simbolo del vecchio East End che fu,simbolo di lotta e di classe operaia,di birra nei pub,di scioperi nei docks,del cockney rhyming slang,del cibo tradizionale e di tutta una serie di fattori che si sono persi nel tempo,ma che magicamente venivano riunificati al Sabato pomeriggio,quando tutti i figli dell’East End scendevano da Hornchurch,Southend,Basildon per scendere ad Upton Park e tifare per una squadra che non ha mai dato troppe soddisfazioni,ma che era portavoce degli interessi e degli ideali di un’intera comunità,così lontana dai suoi concittadini di Londra Ovest ma allo stesso tempo così caratteristica come pochi altri popoli lo sono stati nel corso della storia.
Ci si sposta a Stratford in nome del successo e del progresso,un’altra zona un tempo popolata da East Enders,ma che l’immigrazione degli anni ’70,ed ora le Olimpiadi,i centri commerciali e le nuove banche hanno cancellato ogni tratto rimanente.
Siete pronti ad affrontare tutto questo? Io in primis voglio il bene del West Ham,ma stiamo svendendo la nostra anima.
Nik Franchi COYI